Residenza
d'artista
A dimora
La prima residenza d’artista della Montagna Fiorentina
Londa e Rincine sono il suggestivo scenario di un programma triennale di residenza d’artista (2023-2025), che abita la montagna in dialogo continuo con l’ambiente umano e naturale, arricchendo l’identità culturale del luogo con le proprie opere, ispirate dalla foresta come fonte di vita planetaria. Durante il periodo di permanenza gli artisti si connettono con la comunità locale attraverso incontri aperti al pubblico e momenti di scambio reciproco.
Nel 2023 le residenze si sono arricchite dalla preziosa collaborazione con Moleskine Foundation per la collezione taccuini d’autore.

"A dimora"
Da dimora temporanea a “A Dimora”, il nome della residenza d’artista della Montagna Fiorentina, scelto per evocare sia il legame con la natura che il carattere d’impermanenza delle pratiche artistiche dei partecipanti. Nella prima edizione la residenza ha ospitato un quarto artista “A dimora+” che riceverà una formazione specifica dai partner del progetto Europeo Future DiverCities (Creative Europe), sostenuto dall’Unione Europea–NextGenerationEU.
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Edizione 2023
Le opere in mostra
“Fior di mezzogiorno…”
AGNESE BANTI
Installazione sonora per la torre dell’orologio di Londa
Agnese Banti interpreta il nostro rapporto col tempo: a cosa volgiamo lo sguardo, dove tendiamo l’orecchio, avvolgendolo in sonorità riposte intimamente nella vita del paese di Londa.
Il rintocco dell’orologio del Palazzo Comunale diventa l’incipit di una storia più grande: una torre laica che parla alla sua comunità facendosi spazio fisico e non più solo simbolo.
Sono le 13 – “fior di Genziana”, ora le 16 – “fior della Sieve”, poi le 20 – “per le ore Londa ha venduto il sole”. L’installazione sonora porta alla luce la poetica dell’umano e la sua storia, intervallando alle parole il suono dimenticato dei vecchi ingranaggi dell’orologio.
Gli stornelli composti e interpretati dall’artista si propagano per il paese allo scoccare di ogni ora, generando un tempo fuori dall’ordinario in cui ritrovarsi.


Pane per pane
LUCA BOFFI (ALBERONERO)
Pani, strofinacci di cotone
Pane per pane è una performance che nasce ben prima del suo accadimento. E’ l’incontro di comunità vicine, quelle di Londa e di Castagneto, unite dall’artista nella sua ricerca del rituale e del quotidiano.
Nell’atto della panificazione, il lavoro assume forme diverse, modellate dalle fonti da cui l’acqua è raccolta, dalla scelta delle farine, delle erbe selvatiche e dalle molte dita che lo impastano, imprimendovi sopra le abitudini e gli umori dei luoghi.
I pani una volta cotti sono portati nel Bosco di Sant’Elena, lì vengono scambiati, donati, festeggiati. E’ ora possibile assaggiare e cibarsi delle storie di chi li ha preparati per celebrarne le infinite peculiarità. Avvolto in bianchi strofinacci di cotone il pane quotidiano si fa gesto conviviale, dono per la comunità.
Lingua di muschio e denti di sasso
SIMONE CARRARO
Vernice al quarzo su pietra
“Lingua di muschio e denti di sasso, dalla bocca del bosco irrompe la commedia dei simboli”.
L’opera di Simone Carraro mostra gli imperscrutabili processi metamorfici del paesaggio a partire dalle suggestioni raccolte durante le sue “bipedi ricognizioni”.
La decomposizione di un tronco, l’abbandono delle aree coltivate, l’evoluzione dei microrganismi nell’acqua del torrente emergono nelle pitture dell’artista tramutate in nuove simbologie all’interno di un’antica cava.
Lingua di muschio e denti di sasso è un’epopea per immagini in cui convivono arcaici simboli e interrogativi su possibilità future a formare una scenografia rupestre.
Parte del lavoro dell’artista consiste nel trasformare l’anfiteatro naturale in cui si è inserito in uno spazio per l’arte, in cui possano nascere nuove e inedite produzioni.
Il lavoro si trova lungo il Sentiero dei Mezzadri, nella località di Caiano nei pressi del sentiero CAI 207A.


Sinfonia n.1 per voci e foresta
IACOPO SERI
Frottage, altoparlanti, voci
Sinfonia n.1 per voci e foresta è un omaggio alla relazione che il paese di Londa ha con la natura.
Il lavoro si è dipanato nel tempo partendo da una camminata notturna in solitaria per esplorare nel dettaglio la foresta e i suoi suoni per trasformarsi in una performance collettiva alla luce della luna piena del primo d’agosto. Quella sera, orchestrati dall’artista, i partecipanti hanno scoperto un linguaggio arcaico, ascetico, in cui la rinuncia alla parola permette di ritrovarsi insieme.
L’esperienza vissuta nel cuore dell’estate ritorna ora alla comunità con una sinfonia impastata di fronde, sassi e voci che risuona dentro il bar locale – luogo di incontro, di convivialità e di scambio. Nel mentre, la grana delle cortecce di douglasie, castagni, pini e faggi diventa visibile nei grandi frottage che abitano i muri del paese, scandendone il ritmo naturale.